Solofra

La Regione Campania con decreto dirigenziale 1031 del 21 dicembre 2016 ha finanziato il piano di caratterizzazione per il comprensorio solofrano-montorese. Un milione e duecentomila euro che serviranno a monitorare l'andamento della contaminazione della falda acquifera da tetracloroetilene. E che ha portato alla chiusura di due pozzi idrici a Solofra ed uno a Montoro. Le risorse individuate dalla Regione Campania sono tratte dal por 2014/2020. Del piano si occuperà l'Ato Calore irpino. Archiviato, dunque, il passo falso di un anno fa quando la Regione emanò ad ottobre il decreto che finanziava il piano di caratterizzazione con risorse che dovevano essere rendicontate al 31 dicembre dello stesso anno. Tempi troppo stretti e tutto rimase sulla carta. Ora con questo nuovo decreto si potrà dare attuazione al piano.

Sono previsti un totale di dodici punti di monitoraggio del suolo fra Solofra e Montoro. Un aumento delle aree da sottoporre a campionamento, così come era stato sollecitato dall'Arpac. Oltre agli accertamenti sul suolo, dunque, sono previsti una serie di punti di prelievo sulle acque. A Solofra le aree sono quelle di Scorza e Madonna della Neve. A Montoro: zona Laura e località Aterrana. Questi punti dovrebbero servire a definire il confine della zona contaminata. Sono inoltre previsti diciotto punti di controllo all'interno dell'area contaminata. Il piano di caratterizzazione è il primo passo. Servirà a definire l'estensione dell'inquinamento e la sua origine. Il passo successivo sarà la bonifica. E qui serviranno altre risorse.

Il tetracloroetilene è un solvente organico clorurato. La densità più alta dell'acqua e la viscosità molto più bassa dell'acqua, favoriscono il movimento verticale per gravità verso la falda acquifera che, in letteratura tecnica, è stimato essere tre volte più rapido di quello dell'acqua di infiltrazione. Una volta raggiunta la falda freatica si deposita sul fondo dell'acquifero causando un livello di contaminazione in funzione della idrosolubilità. In questo modo, anche una modesta quantità, può costituire una sorta di serbatoio in grado di determinare un inquinamento costante e diffuso.     Nelle acque sotterranee l'assenza di luce ne impedisce l'ossidazione fotolitica e le elevate pressioni ne riducono drasticamente la volatilità: il risultato è un aumento dei tempi di permanenza che compromettono la qualità delle risorse idriche per tempi molto lunghi.     A seguito di rilasci consistenti al suolo, il PCE può raggiungere i corpi idrici sotterranei se presente in quantità tale da superare la capacità di ritenzione del suolo.   All'interno di una stessa fase, il principale meccanismo di trasporto è di tipo diffusivo, ovvero promosso da differenze di concentrazioni all'interno dello stesso mezzo.  

G.A.