Santa Maria Capua Vetere

“Rientro ufficialmente a ricoprire il mio ruolo. Rientro fondamentalmente perché mi ritengo in dovere di tutelare coloro che hanno creduto e credono in questo Gladiator. Mi riferisco a quei sammaritani che hanno investito energie, passione e denaro; mi riferisco a Giacomo De Felice e all’Ingegnere D’Anna che sono stati i primi artefici di questo sogno diventato realtà; mi riferisco ai nuovi imprenditori, come Giuseppe Montesano, che stanno entrando e continueranno ad entrare in questo progetto”.

Così inizia la sua dichiarazione D'Anna, che ritorna nella grande famiglia del Gladiator dopo aver rassegnato le proprie dimissioni qualche tempo fa.
“Ma tutelare da cosa? Tutelare da tutti quei personaggi e pseudo giornalisti che cercano di infangare uno o l’altro (a seconda dei momenti e delle convenienze) queste persone che ho appena citato; o di ritagliarsi anche solo un ruolo da comparsa (per scopi propri e non certo per il Gladiator) in un momento di confusione che è stato vissuto.
E’ vero sono stati commessi degli errori e me ne sono assunto le responsabilità con le precedenti dimissioni. C’è tanto da lavorare e da crescere, ma ritengo che la gran parte dei nostri errori siano stati quelli che commette chi vuole realizzare qualcosa di grande e importante in un tempo insufficiente”.

Persone da difendere perchè sono state queste stesse persone a portare la squadra sammaritana dove è adesso.
“Ebbene queste persone che ho citato sopra hanno regalato a Santa Maria C.V. qualcosa di impossibile, irrealizzabile sulla carta: a giugno a Santa Maria non c’era una squadra di calcio; non c’era un campo dove svolgere gli allenamenti; allo stadio “Piccirillo” gli spogliatoi ed il manto erboso erano in una situazione drammatica. A giugno al “Piccirillo” non c’erano degli spalti da cui guardare la partita. Ricordo quando lo comunicammo a Roma, in Federazione. Rimasero attoniti, dicendoci che anche in stadi che fanno la terza categoria oramai c’è una tribunetta per sedersi o portare la famiglia allo stadio. “E voi vorreste fare la Serie D?” Ci domandarono. Era quello che volevamo. Vista la nostra fermezza ci “consigliarono” di giocare il primo anno a porte chiuse, nel frattempo che fossero state realizzate le strutture per aprire al pubblico l’evento sportivo. Ma per noi questo non era accettabile, era la morte di quel sogno che stava per nascere. E allora questi “folli”, con il Sindaco Antonio Mirra a loro fianco, fecero qualcosa che perfino da Roma era ritenuto impossibile. Queste persone (persone “normali”, che si alzano tutte le mattine per andare a lavorare) hanno sacrificato la loro estate, 24 ore al giorno, per far sì che, in tempi record, tutto potesse essere pronto per settembre. E così è stato”.

Il finale è ancora più intenso perchè una creatura come quella sammaritana non può avere intorno persone che non vogliono il bene della propria realtà.
“Io non voglio ricordare tutti i giorni questo percorso, ma di certo non posso accettare che dei furbetti possano screditare tutto quanto è stato fatto e chi lo ha fatto.
Da oggi noi abbiamo due campionati da vincere: il primo, quello nel rettangolo verde, per cui il prima possibile dobbiamo raggiungere la permanenza in una categoria nazionale e importante come la Serie D; il secondo, quello fuori dal campo, ossia di unirci con sempre più forza e trasparenza a livello societario, per garantire al Gladiator un presente e un futuro degno di Santa Maria C.V. e dei suoi tifosi che ne sono l’espressione più bella”.

Redazione