di Luciano Trapanese
C'è una generazione perduta. Decimata. Quella che a cavallo tra gli anni '70 e '80 aveva poco meno di venti anni. Una generazione massacrata dall'eroina. Eroina di Stato. Immessa sul mercato a prezzi stracciati per decimare giovani antagonisti, sedare le proteste, devastare tutto quello che si muoveva a sinistra del Pci.
Dell'operazione Blue Moon ormai si sa quasi tutto.
Condotta dal governo italiano, dai servizi segreti americani e con la collaborazione “straordinaria” della criminalità italiana. Un tris d'assi.
L'eroina è stata venduta all'inizio (1975/77), a quattro soldi. Ha invaso il mercato con una azzeccatissima operazione di marketing. Arriva l'eroina, sparisce la morfina. E viene imposta a suon d'arresti una stretta violenta al consumo di hashish e marijuana. Ovvero: via libera al buco.
Il risultato è stato devastante. E si è protratto a lungo (con il prezzo dell'ero poi schizzato alle stelle). Molto oltre la stessa operazione Blue Moon. Risultato: una intera generazione fatta a pezzi.
Già, perché agli inizi degli anni '80 il consumo di eroina si è allargato. Non solo gli antagonisti. Ma giovani di ogni estrazione politica e ceto sociale. Consumo di massa. E migliaia di morti. Che sono solo la punta del dramma. Chi ce l'ha fatta, chi non è stato stroncato da una overdose, ha vissuto con quella scimmia sulla spalla. Per sempre. Anche oggi.
Molti anni fa intervistai per il settimanale Dossier uno dei primi eroinomani di Avellino. Andai prima a casa sua. Due stanze arredate alla bell'e meglio. Oggi direbbero “essenziali”. Letto, tavolo, qualche sedia e un fornelletto per cucinare. Continuammo a chiacchierare in piazzetta Perugini.
«E' cambiato tutto all'improvviso – ci disse -. Alla fine degli anni '70 c'era un bellissimo clima. Era bello stare insieme. Era bello sognare un mondo migliore. Era bello aiutare chi non aveva avuto nulla dalla vita. La droga? Certo, c'era. Marijuana, tanta. La trovavamo anche nei campi. I contadini usavano il canapone per avvolgere le fascine. Noi lo fumavamo. Poi, tutto è cambiato. Sono sparite le piante. L'hashish si trovava con sempre maggiore difficoltà. E' arrivata questa merda. Ci siamo lasciati fottere. Abbiamo pensato che era un modo diverso per dire basta, per avvicinarci a una vita migliore. Siamo stati stupidi, ingenui. Il clima s'è fatto pesante. Abbiamo iniziato a campare per il buco. Contava solo quello. Solo quello. Sono finiti i sogni, le speranze. E' finito tutto. Ci siamo buttati tutto nelle vene. Anche la nostra vita».
La Campania insieme alle regioni del Nord ha subito più morti per overdose. E Salerno – in percentuale – è stata la seconda città italiana per numero di eroinomani. Seconda dopo Verona.
L'eroina prima si vendeva solo nella piazzetta di Pastena e davanti al Nettuno. Luoghi storici di Autonomia Operaia e di tutti i gruppi dell'estrema sinistra. Poi si è diffusa ovunque. Nel centro e in periferia. Colpendo duramente quartieri come Pastena, Santa Margherita, Rione De Gasperi, Mariconda. Si trovavano siringhe ovunque. Conficcate negli alberi, sui marciapiede.
E' stata una strage.
Ora dopo tanti anni si torna a parlare di eroina. L'uso è diverso: spesso si sniffa e si associa anche ad altre droghe. Ma il pericolo è lo stesso. La scimmia dietro l'angolo.
Eppure accade nel silenzio più totale. Come se la lezione del passato non fosse servita a nulla. Cancellata. Oscurata. Dimenticata. Proprio come i morti, quella generazione che non è mai cresciuta. E che ha fatto dell'Italia un Paese più povero.