Baiano

«Ce li siamo trovati dinanzi all’improvviso. Avevano già preso in ostaggio nostro figlio e con la pistola puntata verso di noi, ci hanno intimato di metterci faccia al muro». Comincia così il drammatico racconto di Luigi Napolitano, il presidente dell’Ente Provinciale per il Turismo che, insieme alla sua famiglia, ha vissuto ieri sera una ventina di minuti di puro terrore. Era ancora giorno, verso le 20.30, quando a Baiano, quattro soggetti con volto travisato da passamontagna, di cui uno armato di pistola tipo scaccia cane, si sono introdotti all’interno dell’abitazione della famiglia Napolitano.

«Stavamo trascorrendo una serata tranquilla, in tavernetta, preparandoci alla cena. D’un tratto ci siamo ritrovati con le pistole puntate in faccia. Quegli uomini tenevano stretto mio figlio. Sono rimasto senza parole, sbigottito. Quasi non credevo ai miei occhi. Poi, uno dei quattro rapinatori mi si è avvicinato e, senza darmi il tempo di reagire, mi ha sferrato un pugno in pieno volto».

La testimonianza del presidente dell’EPT di Avellino, così dettagliata e ricca di particolari, ci induce a pensare che ad architettare la rapina siano stati dei veri professionisti. I quattro malviventi sono entrati nell’abitazione, una villetta monofamiliare in via Napolitano, forzando una porta-finestra situata al piano superiore. Il primo a trovarseli dinanzi è stato il figlio. «Gli hanno subito chiesto dove si trovassero le casseforti. Non sapendo cosa rispondere, il ragazzo li ha condotti giù in tavernetta», racconta il presidente.

Dopo averlo aggredito e colpito con un pugno, i quattro malviventi hanno separato il presidente Napolitano dalla famiglia, rinchiudendo i suoi due figli e la moglie in una stanza. «Sono stati i momenti più terribili, quelli nei quali ho temuto il peggio – prosegue Napolitano – I rapinatori hanno cominciato a spintonarmi, chiedendomi di consegnare loro le chiavi delle due casseforti. La concitazione di quei minuti mi impediva di pensare, non riuscivo a trovare le chiavi. Li ho implorati di non farci del male».

Il presidente dell’Ept, in un attimo di lucidità, ricorda dove sono nascoste le chiavi, che consegna prontamente ai malviventi: «Non avevo alcuna intenzione di opporre resistenza, anche per non mettere a repentaglio la vita dei miei familiari».

I rapinatori costringono, quindi, il capofamiglia ad aprire i forzieri e a farsi consegnare alcuni monili in oro. «Hanno portato via tutti i ricordi di una vita, gli orologi delle lauree dei miei figli, i regali dei nonni in occasione di eventi importanti. Volevano solo questo: oro e soldi. Non hanno toccato né i telefonini né i computer che erano in casa, anch’essi di valore», spiega Napolitano, ancora sconvolto.

Prima di darsela a gambe levate, a bordo di un’autovettura parcheggiata sulla strada, i rapinatori rinchiudono il presidente nella stessa stanza in cui avevano lasciato gli altri familiari.

A liberarli è stata un’amica della figlia, che è giunta presso l’abitazione una decina di minuti dopo. «La ragazza frequenta abitualmente casa nostra e, ieri sera, aveva appuntamento con mia figlia per guardare insieme una fiction in tv. Quando è arrivata, vedendo la porta d’ingresso aperta, ha iniziato a chiamarci. E’ in quel momento che le abbiamo chiesto aiuto».

Luigi Napolitano avverte immediatamente le forze dell’ordine. Sul posto arrivano i Carabinieri della Compagnia di Baiano, e poi quelli del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Avellino. I militari hanno effettuato subito i rilievi tecnici al fine individuare utili elementi per addivenire alla identificazione dei rapinatori. Sono tuttora in corso diversi posti di controllo sulle principali arterie stradali del Mandamento.

«Non riesco ancora a credere che sia avvenuto davvero tutto questo – conclude Napolitano. Era ancora giorno. Questi delinquenti non hanno paura di niente e di nessuno. Sono spietati. E pensare che la mia abitazione confina con quella di un noto magistrato e con la Caserma della Guardia di Finanza».

 

Rocco Fatibene