Ricordate i racconti che avete scritto a dodici anni, quelli dove immaginavate inverosimili storie d’amore con la persona che vi piaceva? Quelli che se li rileggete ora ridete e ve ne vergognate, quelli scritti sul diario di Hello Kitty?

Ecco, bene, riprendeteli in mano, rispolverateli: se hanno pubblicato libri di youtubers quali quelli di Cleo Toms e Antony di Francesco, c’è una buona possibilità che pubblichino anche i vostri raccontini.

O forse no, perché esiste una differenza.
Perché autori in erba, che propongono alle case editrici opere promettenti, devono aspettare mesi e investire fior di quattrini per poi vedersi sorpassare da un diciottenne che scrive la sua biografia?

La risposta la deduciamo tutti. Gli youtubers sono famosi, sono seguiti, l’età dei loro fan è solitamente di 12/15 anni, età in cui si è probabilmente ancora ingenui per rendersi conto che i libri dei loro beniamini, per cui spendono decine di euro, non valgono, in realtà, cinquanta centesimi.

Ciò che fanno gli youtubers è creare contenuti, video più o meno divertenti in cui parlano di sé, della loro vita, degli acquisti che fanno, oppure in cui si sfidano con altri youtubers.

Farlo gli riesce discretamente bene, tant’è vero che alcuni di questi raggiungono le centina di migliaia di iscritti, se non il milione. Vendono la loro vita attraverso Youtube, e ne traggono guadagno. È una “carriera” interessante, quella dello youtuber, e benché alcuni video tocchino l’imbarazzante, non ci azzardiamo a giudicare chi decide di intraprenderla. Il problema si crea quando la situazione sfocia in altri canali. Esempio: i libri.

È naturale, quando una casa editrice tra le più famose d’Italia ti propone di pubblicare un libro, tu di certo non dici di no. È un’ennesima opportunità per farti pubblicità, per farti conoscere. E allora che importa se in vita tua non hai mai letto un libro e di scrittura non te n’è mai importato niente!

Al massimo, andrai in giro a dire “mi hanno proposto un’opportunità che aspettavo da una vita”, e se poi non sarai nemmeno tu a scriverlo, perché non ne sei di certo in grado, e dovrai ingaggiare un ghostwriter, il problema non esiste: tanto, sulla copertina, il nome che comparirà sarà il tuo.

E quindi le case editrici diventano prostitute e si accaparrano soldi facili, certe che i migliaia di fan degli youtubers compreranno i loro libri a scatola chiusa, gli youtuber guadagnano fama e pubblicità, e vivono tutti felici e contenti.
Eppure, se malauguratamente in libreria vi dovesse capitare di imbattervi in uno dei loro romanzetti, state certi che tendendo bene le orecchie sentirete le urla disperate della povera cultura sacrificata.

Di libri del genere ne esistono decine, e noi ne analizziamo due, probabilmente i peggiori, i più imbarazzanti. Che fanno rabbrividire dall’inizio alla fine.

Il primo è “Le #piccolecose che amo di te” di Cleo Toms, ventenne che considera il suo libro preferito “L’arte del riordino”.
Già l’orrido titolo ci fa capire a cosa andiamo incontro.
Il libro tratta di Luna, una sedicenne innamorata della band One Direction che dopo un viaggio estivo viene a scoprire che lei e la madre dovranno trasferirsi a Milano, e per questo motivo dovrà cambiare scuola, amici, abitudini. Luna ne resta sconvolta, eppure una volta a Milano riesce ad ambientarsi immediatamente.
La trama è estremamente banale. È sconnessa, decisamente improbabile, con colpi di scena senza senso scritti giusto per far andare avanti la storia.
Lo stile è agghiacciante. Noioso, talvolta un vero pugno nell’occhio, con frasi da terza elementare come “Ce l’ho fatta ad affrontare il viaggio e la paura per avere un’esperienza bella :D”.

Sì: come se non bastasse, Cleo Toms fa un uso spropositato di emoticon, e il suo bisogno irrefrenabile di scrivere una parolaccia la porta a infliggerci uno strazio per gli occhi, “questa mattinata di #%@^#”. Semplicemente imbarazzante.
Ed è ancora più imbarazzante il contenuto del romanzo (se così possiamo chiamarlo). La protagonista è una ragazzina superficiale che per la maggior parte del suo tempo pensa allo shopping, regalandoci descrizioni dettagliate dei rossetti che indossa, e, per di più, alcune emoticon ci rimandano alla fine del libro, dove l’autrice spiega le noiosissime differenze tra lei e il personaggio della sua storia, dato che lei stessa ha detto di aver vissuto in parte le esperienze e le emozioni raccontate.

Voi direte: “Ma a chi importa?”. Bella domanda.
Il libro è costellato da vicende inverosimili vissute dalla protagonista senza che ne vengano approfonditi i cambiamenti interiori, senza una caratterizzazione psicologica: è di una bruttezza spaventosa, e non sarebbe mai dovuto esistere.

Altro esempio non meno calzante di “libro-scempio” è “Lo volevo veramente”, del diciottenne Antony di Francesco. In questo secondo caso non si tratta di un romanzo, bensì di un’autobiografia, e qui nasce il primo problema. Come si possono considerare diciotto anni abbastanza per scrivere un’autobiografia? Non lo sono, e il libro di Antony di Francesco ne è la prova.

Tratta delle sue passioni e di come queste sono nate, ovvero non in modo genuino, ma in modo assolutamente malato. Antony ci spiega che da sempre gli è importato apparire, essere popolare, così da attirare l’attenzione delle ragazzine, e ciò lo spinge a fare video su Youtube, dove inizialmente recensisce fumetti di cui si definisce appassionato ma che spesso nemmeno legge, copiando spudoratamente da video di altri youtubers.

Dopo essere stato bocciato al liceo, tra 5 in italiano e 3 in matematica, Antony decide di abbandonare la scuola, e si dedica interamente alla sua scalata verso il successo su Youtube, ossessionato dal numero di persone che guardano i suoi video, da quanti lo riconoscono per strada.

Offrono grandi insegnamenti i libri di questi youtubers, non è così? E le case editrici continuano a propinarcene, brutti da far accapponare la pelle. Ne pubblicano sempre di più, spacciandoli per grandi opere (e trattandoci come veri imbecilli), spingendoci con ogni mezzo a comprarli.

E intanto i veri autori di libri per ragazzi ancora aspettano di essere scoperti, completamente dimenticati sugli scaffali bui delle librerie, messi in secondo piano da libri nemmeno considerabili come tali che occupano vetrine intere per ricevere la bella pubblicità immeritata.

“Non ci vuole niente a scrivere. Tutto ciò che devi fare è sederti alla macchina da scrivere e sanguinare”, disse il saggio Ernest Hemingway. Gli youtuber certamente non hanno sanguinato scrivendo i loro libri.

L’ultimo uscito nelle librerie è “A regà buongiorno” della webstar “Er Faina”: a voi i commenti.

Vittoria Marcucci

*(Studentessa del corso di giornalismo il "Vivaio di Ottopagine", organizzato nell'ambito dell'iniziativa scuola/lavoro)