di Luciano Trapanese

In Campania si vive una schifezza. Beh, direte: lo sappiamo. Certo. Il punto è che si vive anche peggio dello scorso anno. Almeno secondo lo studio di Italia Oggi – Università la Sapienza.

Napoli precipita in classifica (da 103esima a 108esima: insomma, di male in peggio). Terz'ultima, avanti solo a Siracusa e Crotone. Piena zona retrocessione.

E le altre? Si salva solo Benevento. Che guadagna una posizione. Da 73esima a 72esima. Il resto è un pianto greco.

A partire da Avellino, che fa un balzo indietro di otto posizioni. In Campania precede solo Napoli e Caserta. E in Italia è 92esima. Era 84esima.

La città della Reggia è 91esima. Ha perso due posizioni rispetto allo scorso anno.

Salerno, che pure nell'immaginario collettivo, dovrebbe essere il capoluogo campano con una buona qualità della vita, perde posizioni. E comunque si conferma nella parte bassa del tabellone: era 74esima, oggi è al 79esimo posto. Altro che Luci d'Artista.

La migliore performance in Campania è di Benevento, la città dove è stato appena dichiarato il dissesto economico. Guadagna una posizione. Ma la classifica non è comunque granché: era 73esima, ora 72esima. Non proprio una grande soddisfazione.

L'indagine riguarda affari e lavoro, ambiente, criminalità, disagio sociale e personale, servizi finanziari e scolastici, sistema salute, tempo libero e tenore di vita.

Nella classifica nazionale, c'è l'ormai consueta spaccatura tra nord e sud. Ai primi tre posti Mantova, Trento e Belluno.

Milano è 56esima. E Roma crolla: da 69esima a 88esima. Capitale in piena decadenza.

Ma torniamo alla Campania. La fotografia dello studio è impietosa. E mentre De Luca e De Magistris – non due qualsiasi, ma il governatore e il sindaco di Napoli -, trovano ogni giorno un buon motivo per polemizzare, e sono impegnati in un ridicolo braccio di ferro tra chi ha l'albero di Natale più grosso, la nostra qualità della vita cala irrimediabilmente.

Lo studio si basa sulla fredda analisi dei numeri. Non sono sensazioni. Si potrà forse sbagliare su qualche dato, ma resta comunque una rappresentazione fedele di quello che è.

Già sapiamo cosa accadrà nelle prossime ore (è storia vecchia). Una bella serie di dichiarazioni che definiranno inattendibile la ricerca.

Più semplice, evidentemente, che farsi carico di quello che emerge per tentare di invertire la tendenza.

Il crollo avellinese poi era atteso. La balbettante amministrazione Foti, il fuoco amico del Pd, e una città che non riesce a uscire da una profonda crisi che è sociale, politica ed economica, non potevano che avere come risultato una brusco peggioramento della qualità della vita. E così è stato.

Su Napoli De Magistris può raccontare ciò che vuole, ma certe profonde e radicate difficoltà e una guerra di camorra conclamata e diffusa, non possono che incidere su certi risultati. Il terz'ultimo posto in Italia, ultima tra le metropoli della Penisola, dovrebbero suggerire una profonda riflessione sul capoluogo partenopea.

Così come per Salerno. Questa sorta di dopo De Luca (anche se De Luca resta sempre lì, nume tutelare dell'amministrazione), non coincide con l'immagine di una città in perenne ascesa. Anzi. I problemi sono tanti. E restano in attesa di soluzione. Nonostante Luci d'Artista, l'inaugurazione di pregevoli opere architettoniche e il rapporto tra il governatore e il premier.