Il comunicato del Torrecuso era ampio, esplicativo e comunque chiaro. Ma evidentemente serve fare chiarezza perchè il messaggio principale non è passato del tutto. Così come non è passato del tutto il messaggio del direttore Zotti affidato alle colonne di Ottopagine. E allora bisogna intervenire per rendere ancora più chiaro il concetto principale.
“C’è solo da essere orgogliosi - inizia il direttore sportivo - di quanto fatto in questi mesi, di aver tenuto alle spalle piazze importanti di squadre che hanno speso il doppio rispetto a noi. Per perseguire determinati obiettivi, c’è bisogno di motivazioni e a me sono venute meno. Per questo dico che la decisione non è legata al risultato sportivo Nel calcio bisogna credere in qualcosa e se manca anche questo allora c’è poco da fare”.
Il discorso del direttore non fa una piega, così come la strada presa non ha bisogno di altre interpretazioni.
“Mi sono reso conto che il comunicato emesso poteva sembrare un quaderno di appunti. Deve essere chiaro che non è la posizione in classifica a farci prendere questa decisione, anche perchè rimane più che lusinghiera se consideriamo il budget a nostra disposizione. Sapevamo di andare incontro a delle difficoltà specie perchè a dicembre abbiamo deciso di andare avanti con questa formazione senza rimpinguarla nel numero. Non siamo l’Akragas che ha una seconda squadra a sua disposizione. A noi non va giù il fatto di essere provocati e criminalizzati. In fondo a Natale eravamo primi con la juniores e con la prima squadra, segno che abbiamo vissuto sette mesi importanti, così come può essere importante giocare i play off, ma ripeto, non è quello che conta in questo momento”.
Quello che conta è non avere più stimoli dopo averne mandate giù abbastanza.
“Arrivi in un momento in cui sei stanco di fare la guerra contro tutto e tutti e di subire soprusi. E’ l’insieme delle cose che sommate portano a non avere più voglia. Ridurre tutto alla doppia ammonizione di Pecora non ha senso. Ecco perchè credo che il mio ciclo si sia chiuso. Al Torrecuso serve entusiasmo nuovo e forze fresche. Fondamentalmente ci dovevamo ritirare dal campionato ma abbiamo deciso di portare al termine la stagione per un titolo sportivo e una storia importante verso la quale abbiamo una grande responsabilità. Ma non mi riconosco più in questo calcio. Tra politica, interessi vari, scommesse e situazioni federali è difficile barcamenarsi. Tutto ciò è lontano dal nostro modo di intendere il calcio”.
Il concetto principale è emerso. La voglia è andata a farsi benedire, non si può combattere quando i fronti sono tanti e c’è il rischio di sentirsi accerchiati. Il capitolo scommesse è solo l’ultima goccia che ha fatto traboccare un vaso ormai colmo.
“La voglia mi è passata e vedo sfiduciata anche la famiglia Rillo. Non so loro, ma per quanto mi riguarda arriverò al 10 maggio e poi mi defilerò. C’è da portare al termine il torneo e fare spazio a qualcuno che può avere maggiore entusiasmo rispetto a me che non ne ho. Non so se la famiglia Rillo vorrà andare avanti ma per me non ci sono più motivi per fare calcio. Domenica è finito il mio ciclo nel mondo del calcio”.
di Fabio Tarallo