di Siep
Fra Caserta e Napoli, 2 milioni e mezzo di abitanti dove la gente continua a morire fra inceneritori, rifiuti tossici interrati, amianto, discariche abusive a cielo aperto. Ma le mamme coraggiose non hanno perso la speranza. Sono donne che hanno perso i loro bambini per tumori la testimonianza di come l'inquinamento irresponsabile possa stravolgere la vita di chi avrebbe dovuto avere il diritto di vivere in totale libertà e gioia: i bambini. Sono le donne con i figli morti di tumore, assassinati prima che dalla malattia, da uno Stato che qui si è dato latitante. «La Regione deve aiutarci con le bonifiche, noi come amministrazione e con l’Asl facciamo e faremo tanta prevenzione - spiega il vicesindaco di Casalnuovo Nicoletta Romano -.Queste donne sono davvero guerriere. Adesso all’interno delle scuole chiediamo alle mamme di poter analizzare il capello dei ragazzi. Vogliamo un quadro chiaro, completo. Vogliamo poter intervenire in tempo». Testimonianze di un dolore che strazia l’anima, ma che si traduce in solidarietà verso chi soffre le stesse pene e non uccide la speranza, malgrado tutto.
Le abbiamo incontrate le mamme coraggio che tra roghi, veleni e morti combattono guerriere, forti e fiere, contro il cancro, l’aria malata, l’inquinamento che stermina bimbi, famiglie vite. «E’ certo che mia figlia come tanti altri - spiega Tina - muoiono di cancro in una terra malata. E continueranno a morire se non si ferma questo scempio».
Sono loro gli angeli delle corsie del Pausillipon, gli angeli guerrieri nella terra dei fuochi. Sono sempre loro in prima linea a chiedere bonifiche e diritti. Le incontri nella vita di tutti i giorni mentre del loro dolore ne fanno impegno.
Inceneritori, rifiuti tossici interrati, amianto, discariche abusive a cielo aperto, rifiuti del nord, centro e sud Italia che hanno saturato 1.076 km quadrati di terra sana, la Campania Felix, 57 comuni tra Napoli e Caserta, circa due milioni e mezzo di abitanti. Qui non esiste un registro tumori. "Eppure quando la gente muore, nessuno si chiede più per cosa. Nessuno piange o si indigna per la gente i piccoli che muoiono tra dolore e rabbia. La prima domanda è “arò o tenev”, dove aveva il tumore - raccontando -".
Le mamme si sono incontrate tra loro, riconosciute, capite. Qualcuna ha avuto altri figli, qualcuna ha paura di averne. Ognuna cerca un modo diverso per andare avanti: l’attivismo, il coraggio però, è il denominatore comune. Ora il progetto importante di seguire i più piccoli con esami del capello per capire come stanno. Crea una banca di dati, capire la reale e rischiosa incidenza del cancro sulla gente, lo precisa il vicesindaco di Casalnuovo Nicoletta Romano.
«Sono preoccupata che ci si abitui anche alla Terra dei Fuochi. Vivere qui non è normale. Noi qui non abbiamo avuto nessun intervento - spiega la mamma di enrico, piccolo angelo di soli otto anni volato in cielo -. Lottiamo. Il test sul capello da fare sui bimbi è necessario. Noi non siamo medici. Non abbiamo soluzioni, ma le istituzioni non possono negare che qui si muore. Mio figlio si chiama ancora Enrico. Per me è vivo ancora. Aveva otto anni e oggi non lo vedo giocare in strada. Fa male pensare che le istituzioni, i politici, la gente si abituino tutti alla morte dei bimbi. Fa male». Sono le parole delle mamme. Madri che lottano per salvare vite, famiglie, bimbi.