Salerno

Si agitano le acque, mai restate tranquille, nella maggioranza di Palazzo di Città. Questa volta non si tratta del parere dal Viminale per le indennità dei consiglieri, con il pomo della discordia che sarebbero le nuove nomine. In particolare per il CdA del Consorzio Farmaceutico Interprovinciale. Dal cilindro di Palazzo Guerra escono due ex consiglieri: Nino Criscuolo e Gianluca Memoli. Una nomina che non è piaciuta a gran parte dei consiglieri, con molti ad aspirare alla possibilità di entrare nel CdA. Ma è tutta una serie di decisioni che sembrano non piacere molto, con gli incarichi che sono stati dirottati in direzione di candidati che hanno visto sfiorare la possibilità di entrare in Consiglio.

Forse meno per Nino Criscuolo che, tra l’altro, insieme ad altri colleghi ex amministratori – Marco Petillo, Raffaele Della Valle, Augusto De Pascale, Salvatore Telese, Camillo Amodio e Luciano Provenza - ha dato vita all’associazione “Salerno…ma non solo” che proprio in questi giorni sta analizzando a fondo le ragioni del Si e del No in vista del Referendum del 4 dicembre. Ha visto sfiorare la riconferma Gianluca Memoli, rieletto per quasi un mese nella lista Salerno per i Giovani per poi vedersi superato sul filo di lana dei riconteggi da Fabio Polverino, diventando il primo dei non eletti.

Guarda caso quanto successo lo scorso mese con il CdA di EcoAmbiente, con la scelta caduta proprio su due primi non eletti alle Amministrative di giugno. In particolare per Pia Napoli dei Progressisti e Fabio Piccininno dei Moderati per Salerno. E visto che “piatto ricco mi ci ficco” nel giro delle nomine contestate c’è anche il doppio incarico per l’ex assessore Gerardo Calabrese.

E non sarebbero in pochi i consiglieri della maggioranza contrariati, tanto da affermare che sarebbe stato meglio non essere eletti in Consiglio, con conseguenti responsabilità da affrontare come amministratori. Insomma, sarebbe stato meglio fare la corsa come primi non eletti, viste le ultime nomine in CdA anche ambiti. Da qui una protesta “silenziosa” che potrebbe portare anche ad un coinvolgimento superficiale nella prossima consultazione elettorale referendaria. 

 

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