Si integra di nuovi sette verbali di interrogatorio e una relazione di 32 pagine l’appello presentato al Riesame dalla Procura Antimafia di Salerno contro il rigetto del gip della richiesta di arresto per il sindaco di Scafati Pasquale Aliberti. Nessun dubbio per il sostituto procuratore della Dda, Vincenzo Montemurro, sulle sue responsabilità in merito alla collusione con i gruppi camorristici del suo territorio, per l'Antimafia ad incastrare il primo cittadino ci sono dichiarazioni rese da un collaboratore di giustizia, Romolo Ridosso, da ritenersi «logiche, coerenti e pienamente attendibili: il racconto proviene – si legge nella relazione del pm - da persona al vertice della organizzazione camorristica, quindi particolarmente addentro, per i rapporti intrattenuti con Alfonso Loreto, Luigi Ridosso e Gennaro Ridosso, alle azioni del clan.
La ricostruzione dei rapporti con il nucleo familiare Aliberti-Paolino risulta operata in modo molto dettagliato, coincidendo con la ricostruzione dei fatti in imputazione per come accertati dalle investigazioni». Per la Dda i fatti narrati sarebbero l'espressione di «un grave e persistente condizionamento che ogni azione della pubblica amministrazione comunale di Scafati subisce in presenza di palesi infiltrazioni della locale criminalità organizzata nei processi decisionali della stessa, tanto da dover indurre un dirigente del settore competente a confessare una continuativa serie di omissioni di atti d’ufficio per assecondare gli ordini del sindaco Pasquale Aliberti volti a favorire inequivocabilmente esponente della criminalità organizzata attraverso la dazione di vantaggi di chiara natura e valenza patrimoniale in un settore, quelle delle onoranze funebri, storicamente governato da logiche camorristiche».
Redazione Salerno