Il quartiere dell'orrore ha un nome rassicurante. Parco Verde. E una storia condita da omicidi, pedofilia, omertà e spaccio di droga.

Il quartiere dell'orrore si trova a Caivano, popoloso centro alle porte di Napoli. Lì sono stati uccisi Antonio Giglio e Fortuna Loffredo. Sul primo ci sono sospetti di abusi sessuali. Aveva tre anni. Sulla seconda il sospetto degli abusi è più concreto. E di anni ne aveva sei.

Ora un altro caso. Una bambina di 4 anni. Sarebbe stata violentata dal nonno e dallo zio.

Sempre lì, tra quei palazzi di edilizia popolare.

Una maledizione. Che conferma il dato diffuso qualche mese fa dal Garante regionale dell'infanzia e dell'adolescenza. Un questionario anonimo tra ragazzini e ragazzine di 45 comuni napoletani avrebbe accertato almeno 200 casi di abusi sessuali. L'85 per cento commesso in famiglia. Incesti. Tra i luoghi più a rischio: alcuni quartieri del capoluogo partenopeo, le Madonnelle ad Acerra, Salicelle ad Afragola. E naturalmente il Parco Verde, a Caivano. Quasi tutte le vittime sono ragazzine con meno di dieci anni.

C'è anche un altro aspetto: molti pedofili non sono né poveri, né sprovveduti. Ma ricchi professionisti. Non si esclude che alcuni di loro si rechino in certe zone – e non solo del napoletano - perché lì sanno che le bambine si possono comprare. Basta pagare. E neppure tanto.

Un quadro inquietante. Che non può e non deve lasciare indifferenti. Soprattutto in Campania. Se è vero quello che dice il Garante. E se sono vere muove accuse che piovono su alcuni residenti del Parco Verde.

L'equazione miseria uguale pedofilia non regge, è chiaro. Non spiegherebbe – ad esempio – le vacanze sessuali compiute in alcuni Paesi dell'estremo oriente, e che vedono per protagonisti soprattutto ricchi italiani. Ma c'è da chiedersi il perché nel Parco Verde continuino a verificarsi quegli episodi. E anche il motivo dell'omertà di una buona parte del quartiere rispetto a episodi così gravi, come le morti violente di Fortuna e Antonio.

Spesso non è solo omertà. Molte volte i segnali che arrivano dai bambini vengono ignorati o non riconosciuti. «E a volte – come ricorda Ernesto Caffo di Telefono Azzurro – non si crede che qualcuno possa aiutare».