L’assassino di Fortuna “è ancora lì fuori”. Lo dichiara Pietro Loffredo, il padre di Chicca: abusata e uccisa due anni fa, scaraventata giù dall'ottavo piano palazzo del Parco Verde di Caivano (Napoli). Pietro Loffredo è parte civile nel processo sulla morte della bimba, iniziato oggi davanti alla quinta sezione della Corte d’Appello di Napoli, e che vede imputato per omicidio Raimondo Caputo, compagno di Marianna Fabozzi, accusata a sua volta per aver coperto presunti abusi sessuali di Caputo sulle sue tre figlie e su Fortuna. Secondo l’uomo “qualcuno si è voluto vendicare della madre”, Domenica Guardato, sua ex compagna. “Non so chi – conclude – ma l’assassino è ancora fuori”. Per Pietro Loffredo l’assassino di sua figlia non è Caputo, non è Titò: “Non c’è una prova, non c’è il Dna, sul corpo della bimba non ci sono segni di resistenza sul terrazzo”, dice al termine dell’udienza spiegando parte della dinamica ricostruita dagli inquirenti. Per Pietro Loffredo le figlie di Marianna Fabozzi, testimoni chiave del processo, avrebbero, insomma, inventato tutto riguardo l’omicidio. Sarebbero certo testimoni chiave per gli abusi subiti dalla bambina, ma non per l’omicidio.
«Lui non è l'assassino di mia figlia. Il colpevole è lì fuori»
Parla il padre di Fortuna Loffredo, la bimba abusata e uccisa a Caivano
Redazione Ottopagine