“Ieri sera intorno alle ore 20.00 un detenuto, G. G., collaboratore  di giustizia di origine campana, ristretto presso la Sezione collaboratori della Casa Circondariale di Torino si è impiccato. Attualmente si trova in coma farmacologico presso l'ospedale Maria Vittoria di Torino. Il pur tempestivo intervento del personale di Polizia Penitenziaria ha sì evitato la morte dell’uomo, ma le sue condizioni sono comunque gravissime”. Ne da notizia Vicente Santilli, segretario regionale piemontese del SAPPE, che sottolinea come “ogni anno l’esperienza e la scrupolosità della Polizia penitenziaria cura il mal di vivere di migliaia di persone malgrado le note problematiche del sistema ed, in particolare, della carenza d’organico”.

Donato Capece, segretario generale del SAPPE, commenta: “Questo nuovo drammatico evento critico commesso da un detenuto evidenzia come i problemi sociali e umani permangono, eccome!, nei penitenziari, lasciando isolato il personale di Polizia Penitenziaria a gestire queste situazioni di emergenza. Gli istituti penitenziari hanno l’obbligo di preservare la salute e la sicurezza dei detenuti, e l’Italia è certamente all’avanguardia per quanto concerne la normativa finalizzata a prevenire questi gravi eventi critici. Ma essi rappresentano un forte agente stressogeno per il personale di polizia e per gli altri detenuti”.

“Dal 1992 al 30 giugno 2016 il Personale di Polizia Penitenziaria delle carceri italiane ha salvato la vita, in tutta Italia, ad oltre 20.260 detenuti che hanno tentato il suicidio ed ai quasi 142mila che hanno posto in essere atti di autolesionismo, molti deturpandosi anche violentemente il proprio corpo”, conclude il leader nazionale del primo Sindacato del Corpo. “Il dato oggettivo è che la situazione nelle carceri resta allarmante. Altro che emergenza superata!”

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