Svolta sanità in Campania. Nuove direttive e un chiaro imput quello dettato dal Governatore della regione Campania De Luca: stop ai parti cesarei. Numeri troppi alti in una regione a fronte del numero di neonati venuti alla luce con parto naturale. A indignarsi e a promettere un immediato intervento è il presidente Vincenzo De Luca.
Ma che la Campania fosse maglia nera in Italia per numero di cesarei e prima per mortalità neonatale era risaputo. Da anni. E da anni va avanti una lotta serrata (anche da parte istituzionale) per sconfiggere questa piaga. Una guerra difficile perché, oltre a scontrarsi con fenomeni sottoculturali, ha troppi avversari.
«In una struttura convenzionata in Campania si è raggiunto il 93% di parti cesari, siamo a livelli intollerabili. Chi non rispetta i limiti perderà la convenzione con la Regione». Lo ha detto il governatore Vincenzo De Luca a margine della sua visita al Cto di Napoli. «Noi daremo degli obiettivi e saranno chiarissimi - ha spiegato De Luca - e cioè di raggiungere in un tempo ragionevole, diciamo due anni, la media nazionale dei parte cesarei che si aggira intorno al 28-30%. Una scelta di sicurezza e qualità per partorienti e nascituri, che richiederà un livello di assistenza più alto, certo, ma una scelta migliore rispetto a chi taglia e magari inguaia la mamma o il bambino, ma andranno avanti solo le strutture private che adeguano a queste prestazioni».
Gli era bastato leggere i dati per montare su tutte le furie. E per ribadire che la Campania del record di parti cesarei è «una delle eredità più vergognose che riceviamo dalla gestione sanitaria degli anni passati».