Crac Amato, Mussari chiama a deporre l'ex sindaco di Salerno

L'ex presidente di Mps è certo che De Luca possa chiarire alcuni aspetti di una cena a villa Amato

Salerno.  

Il nome dell’ex sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca, potrebbe comparire tra i testi chiamati a deporre nel secondo processo relativo al crac del pastificio Amato. A chiederlo è stato Giuseppe Mussari, ex presidente del Monte dei Paschi di Siena, imputato per 19 milioni di euro, somma che la banca toscana concesse per lo spin off immobiliare all’azienda pastaia salernitana. Stando a quello che è emerso, quel finanziamento è frutto di un incontro avvenuto in una cena che si è tenuta nel settembre del 2006, nella villa della famiglia Amato, e alla quale presero parte anche l’allora sindaco di Salerno, De Luca, e l’ex sottosegretario Paolo Del Mese. Gli inquirenti hanno evidenziato come De Luca avrebbe dato rassicurazioni importante relative all’avvallo del comune alla trasformazione del vecchio stabilimento Amato, situato a Mercatello, in un complesso residenziale di lusso. Oltre a questo, De Mese, avrebbe fatto pressione sulla banca toscana, grazie all’amicizia con Franco Ceccuzzi. Quei 19 milioni di finanziamento, consentirono all’immobiliare Amato Re, nata da poco, di acquistare l’ex pastificio dalla società di famiglia che lo deteneva. Dunque, la Spa, praticamente sull’orlo del fallimento già da tempo, perse l’immobile che invece poteva soddisfare in parte i creditori, e la Monte Paschi di Siena, otteneva così sullo stabilimento di via Piacenza un’ipoteca di 32 milioni di euro. Mussari ha quindi chiamato in causa De Luca, perché possa ricostruire tutta la vicenda, e in particolare i passaggi di quella famosa cena. Lo stesso è stato fatto anche con Del Mese, ma i giudici che seguono il processo si pronunceranno solamente a fine maggio. Intanto l’udienza, che vede ben undici imputati alla sbarra, oltre Mussari, Del Mese e Ceccuzzi, e tra questi funzionari e consiglieri d’amministrazione di Banca della Campania, è stata rinviata. Le accuse per tutti vanno dalla violazione della normativa bancaria, al concorso in bancarotta fraudolenta. Tra i dodici testi rientrano esponenti della famiglia Amato, ovvero Giuseppe jr e Antonio, il funzionario bancario Guido Pisano e il capo dell’ispettorato di Banca della Campania, Vittorio Galliano, che verificò le modalità di erogazione del credito nella filiale diretta dall’imputato Armando Festa.

Redazione