Inferno Vesuvio: gatti cosparsi di benzina usati come torce

La pista più credibile seguita dagli inquirenti per spiegare i roghi intorno al vulcano

Ieri evacuate case e attività commerciali. Bloccate le vie d'accesso. Riunione straordinaria dei sindaci indetta dal Prefetto. E' emergenza nazionale. I vigili del fuoco hanno pochi uomini e chiedono aiuto.

Napoli.  

 

di Andrea Fantucchio

Piromani che hanno pensato di utilizzare animali, probabilmente gatti, per alimentare le fiamme, cospargendoli di benzina. Questa la ricostruzione offerta dai carabinieri forestali per spiegare l'origine di alcuni roghi che da due giorni divorano l'area a ridosso del Vesuvio. Gli animali, nel tentativo di una fuga disperata, hanno poi diffuso le fiamme in tutta la foresta.

Lunedì nella notte i primi incendi hanno spinto protezione civile e vigili del fuoco a intervenire. Il focolaio principale sembrava definitivamente domato, ma dall'alba di ieri due roghi sono divampati. Le fiamme sono partite inizialmente da Ottaviano e Terzigno, poi complice il vento si sono diffuse lungo la litoranea, a ridosso delle abitazioni. E' partita allora una corsa contro il tempo. Evacuate case e attività commerciali, bloccate le vie d'accesso al Vesuvio. La zona alta di Torre del Greco è stata avvolta da un incendio di vaste proporzioni.

Mentre la montagna bruciava, tanto da far credere ad alcuni cittadini che si trattasse di un'eruzione, il vento ha trasportato la cenere anche su Sannio e Irpinia. Il cielo di tanti comuni della provincia di Avellino è stato avvolto da una nube rossastra. Anche l'Irpinia ha continuato a bruciare: dalla Valle dell'Irno, passando per l'Alta Irpinia fino al Vallo Lauro.

L'incendio sul Vesuvio è continuato fino a ieri notte. Una spola infinita di canadair e autobotti che i davano il cambio per cercare di sedare le fiamme sviluppatesi in più punti. Presto l'area intorno al vulcano si è trasformata in un paesaggio infernale. Il Prefetto di Napoli, Carmela Pagano, ha chiamato all'appello tutti i sindaci per far fronte all'emergenza. Rete fra comuni che era già partita in autonomia: i paesi meno colpiti hanno inviato uomini e mezzi a quelli che stavano bruciando.

Già nelle prime ore di ieri, non si escludeva la pista dolosa almeno per la metà dei roghi che hanno divorato la vegetazione della montagna. Ora le indagini condotte dai carabinieri sembrano avvalorare quella tesi.

Sulle motivazioni che avrebbero spinto i piromani ad agire, non si segue ancora una pista definita. L'unica certezza è che i danni causati dalle fiamme abbiano irrimediabilmente devastato la vegetazione del Vesuvio tanto da spingere le autorità a dichiarare “emergenza nazionale”.

Al momento, il piano antincendio messo su dal Governatore De Luca, annunciato l'anno scorso con la fanfara, non ha potuto far fronte a oltre i seicento roghi che ieri hanno arso tante zone della regione.

Purtroppo i tavoli istituzionali si sono scontrati con diverse evidenze. A partire dalla carenza d'organico che da troppo tempo falcidia il corpo dei vigili del fuoco. Inutilmente i pompieri attraverso i sindacati hanno denunciato una mancanza di uomini e un'età troppo elevata di quelli impiegati. Nessuno ha mai risposto.

E ora, purtroppo, se ne pagano le conseguenze