Armi all'Isis e Libia, arrestati due napoletani

Convertiti all'islam avevano contatti con esponenti del mondo politico e religioso.

Napoli.  

Era il "Jafaar" di San Giorgio a Cremano. Sul suo pc è stata trovata, tra tantissimi altri elementi, una mail con un ordinativo di armi, di “modelli di missili anti-carro e terra-aria di produzione sovietica".

E’ questa la storia di Mario Di Leva, della moglie e di suo figlio: convertita all'Islam. Dal comune del vesuviano e attraverso numerosissimi viaggi internazionali, gestiva il business delle armi trafficando in elicotteri e missili d'assalto di produzione sovietica. Mario- Jafaar, con sua moglie, Anna Maria Fontana e il loro figlio risultano coinvolti insieme ad altri libici e ad Andrea Pardi, amministratore delegato della Società Italiana Elicotteri srl, nel blitz disposto dalla Procura di Napoli, con i quattro fermi eseguiti dal Nucleo della Tributaria della Finanza di Venezia.

 

Intercettazioni, perquisizioni, anche a Salerno e L’Aquila.  Un filo di una delle tante indagini sul clan dei casalesi - in particolare su alcune anomale frequentazioni della famiglia Chianese, personaggi del nord Italia poi intercettati - ha condotto i pm fino alla compravendita di mezzi "dual use" e a quella famiglia del vesuviano. 

Dalle intercettazioni sarebbero emersi presunti contatti tra i coniugi di San Giorgio a Cremano e i rapitori di quattro italiani sequestrati in Libia nel 2015. La circostanza sarebbe venuta alla luce da alcuni sms di poco successivi  al sequestro in cui i coniugi facevano riferimento alle persone già incontrate qualche tempo prima, alludendo a loro come autori del rapimento.