Caso scommesse, Vigorito: "Possiamo perdere i campionati, ma mai la dignità".

Il patron: "Finché non c'è una sentenza, dobbiamo credere nell'innocenza di chi è chiamato in ballo"

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Benevento.  

Sulla notizia degli “avvisi” recapitati ai giocatori (Letizia, Pastina, Forte e Brignola), in cui si contesta loro un illecito, derivante dal gioco delle scommesse, c'è stata una dichiarazione del presidente del Benevento Oreste Vigorito.

Il patron parte da una premessa importante: “Noi perdiamo i campionati, ma la dignità non la perdiamo mai, né in campo nè fuori dal campo. Potevamo essere coinvolti perché nei regolamenti federali ci sono delle regole che definire assurde è un eufemismo. Noi siamo stati già colpiti qualche anno fa dalla responsabilità oggettiva: fummo penalizzati di 15 punti e quell'episodio fu la causa dirompente per la revisione di quella norma, perchè il Benevento riuscì a dimostrare che in un mondo come quello odierno è impossibile parlare di responsabilità oggettiva dove tutti comunicano ad altri pur senza avere nulla in mano. Dunque sapere che io da presidente possa capire che qualcuno faccia degli illeciti e quindi essere responsabile oggettivamente è come avere una sfera di cristallo e con quella fare delle previsioni. Allora i punti da 15 furono ridotti ad uno solo, perchè non potevano togliere anche quello”.

UN ALTRO CAPITOLO. “A distanza di anni – continua il presidente - siamo stati coinvolti un'altra volta in un episodio estremamente increscioso. Premesso che finchè non c'è una sentenza, noi come gli altri dobbiamo tenere fede a ciò che pensiamo, ovvero a credere all'innocenza di chi è stato chiamato in ballo. Mi astengo da giudizi morali, quelli legali li darà un tribunale, poi a quel punto ognuno degli attori, chi nel passato può essere stato involontariamente complice di queste cose, darà conto di quello che ha fatto. Per quanto riguarda la pena: tre anni, 6 mesi o il patteggiamento è un problema del calciatore”

L'IPOTESI. “Se dovesse venire fuori una condanna – dice ancora Vigorito - si andrebbe a sottoscrivere un comportamento tale che dovrebbe far riflettere per come sono andate le cose negli ultimi due anni: da presidente mi sento responsabile, perchè pur non esistendo una responsabilità oggettiva, esiste una “culpa in vigilando” e forse non abbiamo vigilato bene, forse anche nella difficoltà di cui parlavo qualche volta si possono cogliere dei segnali: se è vero che ci sono dei colpevoli, non abbiamo colto i segnali e questo per una persona come me che tende sempre ad essere presente su tutto, fa male. Il danno è patrimoniale se riguarda dei ragazzi, sportivo e morale”. Il finale esalta ancora una volta la caratura morale del personaggio: “L'ho già detto: la cosa a cui tengo di più è non perdere mai la moralità anche quando perdiamo. Le altre cose si vedranno nelle sedi opportune”.