“Signor Ministro Delrio la situazione è insostenibile, non basta far quadrare i macro conti secondo i voleri della signora Merkel. Occorre dare ai cittadini una possibilità di vita dignitosa”. E' il punto centrale della lunga lettera che Serafino De Bellis, dipendente della Provincia di Benevento e componente della Rsu funzione pubblica della Cgil ha inviato al ministro Graziano Delrio che questo pomeriggio sarà a Benevento con il sottosegretario alle Infrastrutture Umberto Del Basso De Caro. Una lettera, indirizzata anche all'onorevole De Caro e al presidente Ricci, in cui De Bellis espone le sue preoccupazioni da dipendente della Rocca e da sindacalista contro la riforma sulle Province.
“Signor Ministro Delrio – scrive - approfitto della Sua venuta a Benevento per fare alcune considerazioni sulla legge che riguarda le Province e che porta il Suo nome: la n. 56 del 2014.
La Sua legge avrebbe dovuto governare il periodo necessario per l’approvazione, con doppio passaggio parlamentare, della legge costituzionale che doveva cancellare le province, addirittura eliminarne il nome dalla Costituzione Italiana.
Nella sua prima stesura la legge 56 aveva una sua logica. Definiva le materie (fondamentali) che restavano in capo alle Province e quelle da trasferire. Definiva, altresì, il percorso e le modalità che avrebbero dovuto concretizzare il trasferimento delle funzioni non fondamentali verso altri Enti, e con esse il personale addetto, le risorse economiche per il pagamento degli stipendi e delle indennità accessorie ed i beni (mobili ed immobili).
Questo percorso, però, ha subito dei ritardi, tant’è che nel corso del 2014 è rimasto pressoché tutto invariato. Le Province hanno continuato a svolgere tutte le funzioni che già svolgevano prima della legge 56, però con meno risorse. L’unica novità è stata l’elezione dei nuovi organi, con il nuovo sistema previsto dalla legge 56 (elezioni dette di 2° livello), che ha tolto ai cittadini il potere di scegliersi gli amministratori, e lo ha trasferito ai consiglieri ed ai sindaci dei comuni.
Per dare un’accelerazione all’applicazione della legge 56, il Governo, in sede di approvazione della legge di stabilità 2015, presenta un emendamento che, però, la stravolge. Tale emendamento (che è stato approvato ed è compreso nella legge di stabilità): definisce i tempi massimi per il completamento della riforma, fissando in due anni (2015 e 2016) il periodo necessario per il completamento del processo di trasferimento; dimezza la spesa del personale; introduce la possibilità dei prepensionamenti con il sistema delle quote pre-Fornero; impone la mobilità verso altri Enti; introduce i contratti di solidarietà e, addirittura, la messa in disponibilità al’80% dello stipendio per due anni alla fine dei quali in assenza di ricollocazione, il licenziamento.
Finora, però, solo i prepensionamenti sono stati attivati. Tutto il resto è rimasto praticamente lettera morta e sono già passati sei mesi. Il personale e le funzioni da trasferire non sono stati trasferiti lasciando tutto il peso economico a carico delle Province, imponendo, nel contempo, alle stesse un esborso di somme insostenibile. Infatti, il Governo, che già aveva detratto ingenti risorse alle Province con il D.L. 66/2014, con la stessa legge di stabilità (la legge 190/2014) pone a carico delle Province, per gli anni dal 2015 al 2017 e successivi, un ulteriore carico economico da versare allo Stato praticamente impossibile da sostenere. Se il D.L. 66 è stato in parte responsabile del mancato rispetto del patto di stabilità 2014 da parte di 35 Province, tra cui quella di Benevento, lo stesso decreto, insieme con la legge 190, saranno la causa del mancato rispetto del patto di stabilità 2015 per quasi tutte le Province, della mancata approvazione del bilancio di previsione 2015 e, se non vi saranno radicali cambiamenti normativi, del definitivo fallimento (la chiusura di fatto) delle Province nel 2016.
Già in alcune Province (Vibo Valentia) i dipendenti sono senza stipendio da alcuni mesi (a loro va la mia totale solidarietà), la stessa sorte la potranno subire molte altre Province nel prossimo futuro. Per fare capire bene la drammaticità della situazione devo necessariamente “dare dei numeri”. Riguardano la Provincia di Benevento, ma con le debite proporzioni sono gli stessi anche per tutte le altre Province.
Nel 2014, la Provincia di Benevento ha dovuto versare all’erario dello Stato, ai sensi del DL 66/2014, circa € 2.400.000,00 e non ha rispettato il patto di stabilità. Nel 2015 dovrà versare allo stato la somma complessiva di circa € 9.700.000,00 (DL 66 + L. 190) oltre a circa € 950.000,00 per il mancato rispetto del patto di stabilità, che al momento impedisce l’approvazione del bilancio 2015, in quanto ci si trova di fronte ad un disavanzo di circa 5 milioni di euro (pur avendo ridotto di circa il 30% le spese per beni e servizi), e non si sa se potranno essere rispettati gli impegni assunti per la restante parte dell’anno. Nel 2016 la somma complessiva da versare allo Stato sarà pari a circa € 16.700.000,00. Anche se la Provincia decidesse di non pagare più nessuna bolletta, sia per gli uffici che per le scuole, di non fare nessuna manutenzione, decidesse insomma di chiudere tutto, le somme rimanenti non sarebbero sufficienti neppure per pagare gli stipendi al personale residuo e la rata dei mutui. Ai conti mancherebbe comunque più di un milione di euro. QUINDI IL FALLIMENTO, LA MORTE DELLE PROVINCE, NON PER LEGGE MA PER FAME. Nessun sacrificio potrebbe far cambiare le cose.
E’ questo quello che vuole il Governo RENZI? Spero di no ed è quindi assolutamente necessario rifare i conti e cambiare rotta, per poter consentire alle scuole di funzionare ed alle strade provinciali di essere percorribili. Non ci può essere una BUONA SCUOLA se non ci sono BUONE SCUOLE!
Signor Ministro, mi rivolgo a Lei anche perché è il Governo nella sua totalità che si deve rendere conto del “mostro” che ha creato e deve operare le opportune correzioni. Nelle Province lavorano migliaia di uomini e donne con il loro bagaglio culturale, la loro esperienza, la loro professionalità, la loro dignità, non burattini che Voi pensate di poter manovrare a Vostro piacimento se non addirittura di buttar via dopo anni ed anni di lavoro e di sacrifici.
Volete dei nuovi esodati? Mi auguro di no. Non abbiamo bisogno di altre Fornero. Ed allora abbandonate per un po’ le Vostre certezze, cercate di immedesimarvi (so che è difficile) in ciascuno di noi, per capire l’angoscia, le incertezze, lo stato di prostrazione in cui Voi, con le Vostre scelte, ci avete costretti. Senza un lavoro dignitoso e senza il giusto salario non si può vivere".
Redazione