Rumiz e l'Appia. «Dopo Benevento il segno di Roma scompare»

«L'Appia è la smentita clamorosa di chi dice che con la cultura non si mangia»

Benevento.  

«Tu mi hai tirato fuori, tu devi lavorarci». E' l'Appia che parla a Paolo Rumiz, il giornalista e scrittore che l'anno scorso ha percorso a piedi la Regina Viarum l'ha raccontata, questo pomeriggio, a Benevento. Un 'volo d'angelo' suggestivo e intenso, poetico e alla ricerca dell'identità dal Circo Massimo a Brindisi. 
Grande partecipazione al dipartimento di Diritto dell'Ateneo del Sannio per la conversazione del giornalista con i docenti Felice Casucci e Aglaia Mc Clintock.

«Un grande simbolo che ora riemerge e che come la memoria dei vinti è più forte e sentita». Rumiz si emoziona a parlare di un viaggio importante. Un viaggio che è di scoperta ma anche di denuncia.
«Dei 90 comuni attraversati – racconta – almeno 30 erano commissariati. Una via che era unione e identità ora porta il segno disgregante della malavita».

Un viaggio per sporcarsi le scarpe e toccare con mano i territori, la loro memoria scritta e testimoniata. Un viaggio che si conclude con la voglia di ripartire per scoprire la strada oltre il mare di Brindisi. Un'esperienza speciale che alla fine del viaggio in realtà è tutta da scrivere.
«Quando ho percorso a piedi l'Appia ho potuto vedere sia le meraviglie nascoste che le criticità che ci hanno sbarrato la strada. A partire da un'incuria pazzesca che comincia subito, sin da Roma. Dove la parte più nota della strada è difficilmente accessibile, perchè in mano ai privati.

E poi i tratti in cui l'Appia scompare completamente. Viaggiamo – racconta ancora Rumiz – in quadro generale di amnesia, rimozione dove non si riesce a capire come una via che è più importante del Cammino di Santiago sia infinitamente meno conosciuta anche dalle persone che ci abitano».

Sui tentativi di valorizzazione avverte: E' una parola che mi fa insospettire, può significare spese inutili e l'arrivo di interessi non propriamente limpidi. Una strada – chiarisce - per nascere ha bisogno solo di gente che la percorra e di segnaletica».

Da qui le persone impareranno a preparare il loro luogo a chi passa e lo frequenta e, prosegue Rumiz: «Nascerà un'economia non trascurabile. L'Appia è la smentita clamorosa di chi dice che con la cultura non si mangia. Il cammino di Santiago rappresenta una parte molto importante dell'economia del nord della Spagna».

Quindi ci racconta la cosa più sorprendente appresa nel suo viaggio: «Dopo Benevento il segno di Roma, praticamente, scompare. Ad eccezione di Venosa, la città di Orazio, da qui in poi prevale il segno della Grecia e dell'Oriente. Lo vedi anche dalle facce delle persone, dalla mentalità e dall'accento».

 

Mariateresa De Lucia