Il tema del “mobbing” è argomento arduo e difficile da affrontare, in ogni modo. E, ancora una volta, il teatro può rivelarsi efficace strumento di denuncia. “Che bello lavorare!”, di Vincenzo Russo, scrittore ed autore editoriale e teatrale, è lo spettacolo, in scena ieri e oggi, a Casoria (Napoli), Teatro “Scarpetta”, in via Michelangelo, che prova a mettere in scena i drammi delle discriminazioni e delle persecuzioni vere e proprie, attuate nei confronti di una giovane lavoratrice. Il testo è stato pubblicato nel 2012 dalla casa editrice napoletana “Homo Scrivens”, ed è tratto dall’omonimo romanzo, liberamente ispirato ad una vera storia di mobbing.
Russo osserva i mali della società, puntando alla denuncia di fenomeni drammatici, già affrontati nelle produzioni di carattere poetico di cui è autore, fra cui quelle dedicate al dramma delle torri gemelle, agli italiani uccisi a Nassirya e prima ancora ai sacrifici di Falcone e Borsellino e alla testimonianza di Madre Teresa di Calcutta, fino ai viaggi della speranza diretti a Lourdes. Vincenzo Russo è poeta e scrittore che punta al sociale, traendo le sue storie dal vero, con poco spazio all’inventiva e molto al racconto di ciò che vede e sente direttamente e da cui la sua innata sensibilità è stimolata.
L’obiettivo di “Che bello lavorare!”, a cui Russo ha dedicato anche una splendida pagina Facebook, è fornire indicazioni necessarie e consigli a chi ritiene essere vittima di questo deleterio fenomeno. Infatti nel testo sono richiamati articoli della Costituzione e dei Codici Civile e Penale, azioni da intraprendere in caso di violenze. Inoltre si intende sottolineare la forza di una donna, che riesce a contrastare i torti subiti.
“Occorre discutere il più possibile di questa tematica di fondamentale importanza sociale, affinchè chi cade nella rete del “mobbing”, non si senta solo ed abbandonato”, sottolinea l’Autore. Prima conseguenza del fenomeno, infatti, è la depressione, malattia “sociale”, generata dalla volutamente scarsa considerazione che si riserva ad un individuo, spesso ricattato, emarginato ed esposto al pubblico ludibrio come persona incapace, allo scopo di metterlo in difficoltà.
La protagonista del’opera, Marirò, finalmente assunta da una grande azienda, dopo aver dimostrato il proprio valore, è appunto fatta oggetto di vessazioni dall’invidiosa cattiveria e prepotenza altrui, e si vede coinvolta in un vortice di maltrattamenti, emarginazione e solitudine, che le procurano un forte esaurimento nervoso. Non resta che agire per vie legali per difendere il proprio posto di lavoro, tutelando la propria dignità, e tentando invano di sconfiggere la depressione di cui suo malgrado è ancora vittima, nonostante le continue cure di medici specialisti.
Parte del ricavato dalla vendita del volume, da cui è tratto il testo dello spettacolo, sarà destinato alla U.I.L.D.M. (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare) Sezione di Ottaviano, Presidente Maria Maddalena Prisco. La consegna avverrà proprio stasera in teatro.
Maria Ricca