«Questo ritrovamento permette di vedere come erano davvero le gradinate antiche e confrontare il restauro successivo».
Così Luigina Tomay, funzionario responsabile Soprintendenza per i Beni Archeologici, sulle gradinate della cavea (II d.C.) riportate alla luce qualche giorno fa al Teatro Romano, nell'ambito di una serie di lavori finalizzati a questo scopo.
L'area interessata è la zona sottostate alla Chiesa di Santa Maria della Verità, costruita sui resti del teatro alla fine del 1700.
«Quando sono state demolite le case impiantate sul teatro – spiega Tomay – la cavea era tutta così. Poi, per il restauro, si è operato ricostruendo secondo il gusto e la moda dell'epoca, con materiali anche non del tutto consoni e con tecniche molto diverse da quelle attuali. E' per questo che il ritrovamento appena portato alla luce prende un'importanza ancora maggiore».
Per il lavoro sono state coinvolte una serie di professionalità che collaborano con la Soprintendenza archeologica su scavo, restauro e messa in sicurezza dell'area.
«Speravamo di ritrovarle intatte è così è stato» aggiunge Tomay commentando il progetto di restauro più ampio che prevede anche la messa in sicurezza dell'area.
«Restituiamo un altro pezzo di Teatro Romano, originario e non frutto di ricostruzione. Presto renderemo noti tutti i dettagli». Così commenta Luigina Tomay rimandando all'incontro già fissato per il prossimo 17 luglio.
Mariateresa De Lucia