di Andrea Fantucchio
Il paese dice no agli immigrati. Anche l’ipotesi dei piccoli gruppi, col sistema degli Sprar, non convince gli abitanti del comune irpino di Marzano di Nola. Né quelli di Quindici rappresentati dal sindaco Eduardo Rubinaccio. Il primo cittadino era presente all’assemblea pubblica, organizzata dal sindaco di Marzano, Trifone Greco, per fare il punto con la cittadinanza sull’arrivo degli oltre trenta migranti attesi in paese. (Clicca sulla foto di copertina e guarda tutte le interviste. A fine articolo tutte le foto dell'incontro di oggi)
Una decisione che qui reputano imposta dalla Prefettura. Che si sarebbe accordata con un privato del posto e una cooperativa, inviando al comune soltanto una mail.
«Per presa visione, questo è quello che scrivevano», ci racconta un amministratore risentito, «Non ci hanno detto altro. Né quanti immigrati dovevano arrivare, né cosa dovevano fare qui. Come se il nostro Comune non contasse nulla».
I cittadini, sono pronti a fare le barricate. Letteralmente. A partire dal primo marzo. Quando ci sarà un sopralluogo dell’Asl nell’edificio che dovrà ospitare gli immigrati. Un ex ospizio, che il primo cittadino considera, «Non adatto a un simile scopo». Ha chiesto perciò ai suoi concittadini di essere presenti, per dare anche un segnale della compattezza del paese.
Il messaggio è chiaro: «Non vogliamo questo tipo di integrazione. La consideriamo un’invasione».
Il nostro viaggio inizia fra le strade di Marzano di Nola. E poi in un bar. Ci accolgono con curiosità e ospitalità: «Ah, Ottopagine, venite. Siete qui per l’incontro? Ma quanti ne devono arrivare (di migranti)? Trentotto. E dove li mettono? Eh, certo…».
Ogni vicolo del paese racconta un sentimento chiaro. Si vede nell’arrivo degli immigrati un’invasione che non potrebbe portare alcuna ricchezza.
«I soldi – ci dicono – se li prende tutti chi li ospita. Certo, non lo giudichiamo. Se la legge lo permette. Lucreranno su quei disperati».
A Marzano, i cittadini si conoscono tutti. E questa atmosfera così lontana dalla confusione dei grandi centri urbani, finisce per incidere sul filtro collettivo, attraverso il quale la comunità giudica l’arrivo dei migranti.
Che l’atmosfera sia elettrica, lo capiamo appena giunti al Comune. Manca ancora mezz’ora all’inizio dell’assemblea e la sala è già piena. Cittadini di tutte l’età. Si discute animatamente.
Cominciamo dagli anziani che presidiano gli ultimi posti. Loro, non hanno dubbi: «Non possiamo accoglierne neanche uno. Se questi vengono e stuprano, rubano, poi che succede? Chi interviene, il Prefetto?». «Sarebbe diverso se fossero tre o quattro, ma comunque controllati». «Sì, chi sono? Da dove vengono? Che faranno qui? Nessuno ci dice nulla».
Aggiunge Carlo Moschiano, riferimento di Fratelli D'Italia: «Ogni migrante riceve più di trenta euro al giorno, mentre alcuni nostri cittadini non arrivano alla fine del mese. Chi si occupa di loro?».
E' ora: si apre l'assemblea. Il sindaco, Trifone Greco, racconta un aneddoto: «Nei giorni scorsi mi hanno avvicinato, per promettermi dei posti di lavoro per alcuni cittadini. Posti legati all’arrivo in massa di migranti. Ho risposto che a Marzano non avevamo bisogno di simili attività».
Un cittadino interviene. La sua voce è commossa e vibrante: «Ho mio figlio che è dovuto partire per l’Irlanda per trovare lavoro. I nostri giovani ogni anni vanno via in cerca di fortuna, rischiando, senza sapere se mai torneranno a casa. Cervelli che regaliamo ad altri. Lancio una provocazione: prendiamo la cittadinanza francese o americana, e vediamo se ci accolgono come facciamo noi con questi africani».
Un applauso. Che raggiunge l’apoteosi quando tocca al sindaco di Quindici, Eduardo Rubinaccio, parlare: «Chi deve emigrare, porta la famiglia dietro. Vuole costruire un presente e un futuro. Gli immigrati che arrivano qui sono degli avventurieri. Nel mio comune, ho oltre duecento persone senza lavoro. A loro dovrebbe pensare il governo».
Don Angelo Schettino, il prete, prova a stemperare gli animi: «Sarò una voce fuori dal coro, ma io dico che non esistono europei e africani. Va messa al centro la persona. E vanno aiutati tutti quelli che hanno bisogno di assistenza. Bisogna assicurare un'accoglienza adeguata. Dobbiamo schierarci contro ogni forma di sfruttamento. Siamo una comunità accogliente».
Le sue parole non sortiscono reazioni positive. C’è chi risponde: «Dici al vescovo, che gli immigrati se li portasse lui nella curia».
Il sindaco Greco, da amministratore navigato, richiama l’attenzione: «A poco serve manifestare oltre un malcontento condiviso. La nostra amministrazione ha espresso la sua posizione. Abbiamo chiesto un sopralluogo nella struttura che dovrà ospitare gli immigrati. L’1 marzo, vi invito tutti a essere presenti. Poi, l’8 marzo, i sindaci dei sette comuni del Vallo si recheranno dal Prefetto. E proporremo il nostro piano di integrazione sostenibile. Se dovremo accogliere dei migranti, lo faremo secondo quanto permesso dalla legge. Non più di tre immigrati ogni mille abitanti. E divisi equamente sui comuni. Sempre secondo le possibilità di ogni contesto».
Greco chiarisce anche ai nostri microfoni: «Vogliamo sapere tutto di chi dovrebbe arrivare nel nostro comune. Le condizioni psico-fisiche e le attività che dovranno svolgere».
Più duro Rubinaccio: «A Quindici non accoglieremo alcun immigrato. Non sappiamo dove e come integrarli. Diverrebbero facile preda della criminalità. Inoltre, ho i miei cittadini a cui pensare. Ci sono troppi disoccupati. Per me avranno sempre la precedenza».