Pirati in città. Tovaglie col sugo per immigrati e avellinesi

Arrivano i pastafariani, seguaci del Dio Spaghetto. Colori, canzoni, messaggi sociali: guarda...

L'iniziativa è nata in seguito a quella che è stata ribattezzata la protesta delle lenzuola bianche. Con la quale i cittadini di Corso Umberto si sono opposti all'arrivo in massa di ottanta migranti. Destinati al convento delle suore Stimmatine.

Avellino.  

 

di Andrea Fantucchio

È stata la cosa più curiosa e originale che ad Avellino abbiano mai visto da anni. Una sfilata di pirati. Bandane, orecchini con lische di pesce, un lungo pastorale prodotto dal manico di una scopa. Arrivano ad Avellino i seguaci del Dio Spaghetto. Loro sono i pastafariani, guidati dalla Pappessa, Emanuela Marmo, per tutti Scialatiella Piccante I. Una sfilata di cori e colori lungo corso Umberto I. (Clicca sulla foto di copertina e guarda il servizio video. A fine articolo tutte le foto)

L'iniziativa è nata in seguito a quella che è stata ribattezzata la protesta delle lenzuola bianche, con la quale i cittadini di Corso Umberto I si sono opposti all'arrivo in massa di ottanta migranti. Destinati al convento delle suore Stimmatine. Ottopagine ve l'ha raccontato, offrendovi le interviste degli abitanti del posto.

I pastafariani non sono venuti a deridere le preoccupazioni degli avellinesi. Tutt'altro.

Dice la Pappessa: «Noi non vogliamo che quelle lenzuola rappresentino una bandiera bianca ammainata. Crediamo che Corso Umberto I sia un quartiere dimenticato, come ce ne sono tanti in tutta Italia, ma non si deve gettare la spugna. Non bisogna arrendersi. Vogliamo che la cittadinanza si compatti, che collabori per svegliare le istituzioni. E poi che riesca anche a fare integrazione». (Guarda il documentario di Ottochannel sui pastafariani. Clicca qui: La Linea di Rossella Strianese)

Mentre scendiamo in loro compagnia lungo il centro storico, ci rendiamo conto di che genere di religione sia quella pastafariana.

Assolutamente liberale, non ci sono distinzioni di sesso, razza, ceto sociale. Una religione orientata a quelli che loro chiamano gli Otto Condimenti. Le libertà del cittadino non possono essere violate per nessuna ragione al mondo. I pastafariani lo urlano a gran voce, poco distante dalla Chiesa di Costantinopoli. Invitano i cittadini a stendere tovaglie alle finestre in segno di cooperazione e dialogo. Chiedono al parroco a incontrarli. Don Emilio non risponde. Peccato, sarebbe stato un bel confronto. Ci pensano i soliti razzisti a tentare di rovinare questa giornata: sulle locandine del flash mob dei pastafariani hanno scritto un grande "NO".

Ma i pirati reagiscono con stile. Spiegano: “Non si fa, ma noi amiamo tutti". E vanno avanti per la propria strada.

Lungo il cammino nascono tanti siparietti.

Uno su tutti, quello col fioraio del posto.

L'uomo dice: «Sì all'integrazione, ma questi migranti non si comportano bene. Ci sono stati anche degli stupri».

Di fronte al mito “i migranti italiani invece era brava gente”, la pappessa dimostra che non era sempre o per forza così, provenire da un paese non determina automaticamente la moralità di una persona: «Quando gli Italiani emigrarono in America, alcuni di loro erano in condizioni di miseria. Puzzavano, non sapevano parlare correttamente nemmeno la propria lingua. Molti venivano dalla terra. Lo sa che a New York introdussero il divieto di accoppiamento con le galline? E lo sa che questo accadde perché effettivamente c'erano ragazzi italiani di origine contadina che avevano tale abitudine? Allora io le chiedo se davvero si può affermare che la civiltà sia solo di alcuni paesi e non di altri. E le chiedo se un italiano, quando ruba o stupra, lo fa in quanto italiano o in quanto criminale. Se non lo fa in quanto italiano, allora nessun criminale dovrebbe essere considerato tale in quanto immigrato o di un dato paese!»

Dal confronto di idee, nascono tanti spunti interessanti. I pastafariani si calano perfettamente nello stato d'animo degli abitanti del posto.

Spiegano: «Capiamo che quest'area della città sia fortemente pregiudicata. L'amministrazione li ha abbandonati. Ci sono strade dissestate, negozi chiusi. E per questo bisogna reagire. Costringere le istituzioni a intervenire. Ma non si può tradurre tutto in una guerra tra poveri. Migranti contro italiani. Pure se gli immigrati non arrivassero, alla fine la strada avrebbe comunque i suoi problemi. Quindi a prescindere dall'integrazione, non bisogna ammainare bandiera bianca».

Dopo aver «pennedetto» diversi luoghi della città, il breve tour nel centro storico si chiude di fronte allo striscione di Casapound. Quella scritta con la quale si attacca l'arrivo dei migranti. Che vengono chiamati “vigliacchi, perché abbandonerebbero la famiglia in Africa, scappando via”.

Il cartello non viene strappato, ma modificato. Ora recita, “rispetto per chi a causa della guerra lascia moglie e figli”.

Questa è la sintesi del pensiero pastafariano. Niente si rigetta, “si strappa”, a prescindere. Ogni idea, per quanto controversa, può essere modificata, attraverso l'inclusione e il dialogo. Fino a trasformarsi in qualcosa di completamente diverso e inaspettato. Grazie al confronto e all'integrazione.

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