Sequestrato l'impianto di trattamento dei rifiuti della 'Eco Energy'

Indagine dei carabinieri del Noe, dal 2022 la società è in amministrazione giudiziaria

sequestrato l impianto di trattamento dei rifiuti della eco energy
Benevento.  

 Sequestrato l'impianto di trattamento rifiuti urbani e speciali non pericolosi, gestito dalla Eco Energy srl, una società, con sede ad Airola, che dal gennaio 2022 è in amministrazione giudiziaria per un altro sequestro preventivo emesso dal Tribunale di Benevento per l’ipotesi di reato di riciclaggio. L'amministratrice dell'azienda è Ilaria Valletta, 49 anni, di Moiano, una delle quattro persone a processo per il secondo troncone di una inchiesta sulle vicende della Ecologia Falzarano.

Il sequestro, operato prima di iniziativa dai carabinieri del Noe di Napoli, poi, dopo la convalida, sulla scorta di un decreto adottato dal Gip su richiesta della Procura, rigurda un impianto autorizzato alla gestione ed al trattamento di rifiuti provenienti da tre comuni nonché da stabilimenti industriali ed anche alla produzione di materia prima seconda, oggi denominata end of waste, ovvero materiale recuperato dal trattamento dei rifiuti e gestito attraverso vari Consorzi.

Nel corso dell’attività ispettiva, svolta congiuntamente a personale dell’ArpaC di Napoli, i militari avrebbero accertato – si legge in una nota del Procuratore Aldo Policastro - “più violazioni di natura penale, che vanno dall’illecita gestione di rifiuti allo scarico abusivo, nonché varie violazioni alle prescrizioni contenute nell’atto autorizzativo. In particolare, dal sopralluogo sarebbe emerso che “ingenti quantitativi di rifiuti, di varia natura, erano stoccati, in totale difformità al layout aziendale, sia all’interno del capannone di circa 5.000 mq. che nelle pertinenze esterne in aree non destinate a tale scopo, di fatto, in alcuni casi, impedendo anche la viabilità interna e comunque, date le altezze dei cumuli, creando pericolo per l’incolumità dei lavoratori; lo stoccaggio dei rifiuti nell’area esterna, in alcuni casi anche direttamente su nudo terreno, avveniva senza idonea separazione e protezione; di fatto, sottoposti all’azione costante degli agenti atmosferici, consentiva che nelle acque di piazzale venissero convogliate anche quelle di dilavamento degli stessi; il cd. end of waste non risulta riunire i requisiti normativi per essere non più qualificato quale rifiuto, attesa l’eccessiva percentuale di impurità riscontrata, pertanto andando ad aumentare il quantitativo di rifiuti stoccati; la presenza di tipologie di rifiuto non consentite dall’atto autorizzativo; la giacenza stimata risultava 64 volte superiore al limite giornaliero consentito;un capannone adiacente e direttamente collegato all’impianto, di circa 2.000 mq., utilizzato per lo stoccaggio dei rifiuti, risultava totalmente abusivo atteso che non era minimamente contemplato nell’atto autorizzativo; l'assenza di presidi antincendio e/o dispositivi antincendio nonché di spazi di manovra per i mezzi di soccorso”.